Questa spezia da tempo entra nei condimenti di varie pietanze meridionali. Usato ultimamente anche nell’industria alimentare conserviera e nella ristorazione per esaltare le caratteristiche gustative ed olfattive di vari prodotti, viene usato nel consumo familiare estensivamente sia nei primi piatti a base di sughi, che nella confezione delle famose salsicce, luganeghe, pancette o soppressate.
Il consumo di peperoncino è in costante aumento, anche perché assurto ultimamente a pietanza fortemente afrodisiaca. Sarà vero? Provare per credere.
Certo è che oggi il suo consumo viene fortemente consigliato dai nutrizionisti, in sostituzione del pepe nero, a causa delle tante qualità terapeutiche che adesso gli vengono anche riconosciute. Alto contenuto di vitamine A, B, C e D, benefico effetto sulle malattie cardiovascolari come vasodilatatore e antisclerotico della sua componente piccante, la capsicina, attiva anche nello stimolare la digestione.
Nelle sue varie forme e varietà, con il piacevole contrasto di un verde e rosso acceso, questa pianta la si nota spesso come decorazione floreale sui balconi e sui davanzali della case del sud, dove, quasi in ogni famiglia esiste una produzione ed un clone privato..
Le piantine sono piacevolmente coltivate in vasi, trapiantate nel mese di marzo in vasi di circa 20 cm. di diametro, e tenute all’interno finché la temperatura esterna, diurna e notturna, non salga oltre i 8 gradi C. e sempre in posizione soleggiata.
Nelle case di campagna si vedono spesso serti vermigli appesi ad essiccare per poi triturarli ed impiegarli nella preparazione di piatti aromatici.
Spesso viene utilizzato in infusione con ottimo olio di oliva, che diventa a sua volta piccante, detto olio santo, e che viene usato per “benedire” i corposi piatti della tradizione contadina.
Tra le infinite varietà e cloni in commercio, si consiglia vivamente l’impiego delle qualità meno piccanti, per poter meglio gustare il piatto al quale è abbinato. Il peperoncino molto piccante brucia le papille gustative e impedisce la piena degustazione della pietanza nelle sue sfumature più delicate, diventando un inconveniente anziché un piacere.