I vini dell’Irpinia

La Campania è una terra di straordinarie potenzialità enologiche. La favorevole posizione geografica e la fertilità dei suoi terreni l’ hanno resa la una terra di grande produzione vinicola, fin dai tempi più antichi. La zona presenta un paesaggio molto vario. Si passa dalle montagne alle colline, dalle vallate alle pianure, dai fiumi ai torrenti al mare, senza tralasciare le zone vulcaniche quali il Vesuvio e i Campi Flegrei.

Torchio monumentale cosiddetto “di Catone” – 1764

Per gentile concessione del Padre Superiore del Convento dei Frati Liguorini di Ciorani (Sa)

I suoi vini furono già preferiti dai Greci e dagli Imperatori romani. Questo notevole retaggio culturale è giunto fino a noi per merito e grazie alla lungimiranza di un grande umanista come Francesco De Sanctis, che nel 1878 fondava la Scuola Enologica di Avellino, la quale ha salvaguardato variatà millenarie, proponendole fino ai nostri giorni. Tutto questo ha consentito la produzione di vari tipi di vini, prodotti da vitigni famosi come l’Aglianico, il Fiano e il Greco, o da altre varietà locali quali le napoletane Catalanesca, Sabato e Suppezza. Oppure quelli casertani, il Pallagrello e la Casavecchia e quelli amalfitani il Ripoli e la Ginestra.

Nell’ampio panorama di vitigni del sud Italia, l’Aglianico, – nelle sue due espressioni come biotipi,“del Vulture” e “di Taurasi” – si distingue nettamente al di sopra degli altri per la complessità, la ricchezza di aromi e sapori, per il corpo dei vini che se ne traggono.Quando, parlando con un professore universitario, ebbi a definire l’Aglianico come il Nebbiolo del Sud, questi insorse energicamente, dicendomi: E’ il Nebbiolo che è l’Aglianico del Nord!I terreni vulcanici del Vulture e le colline argillose dell’Irpinia hanno dato vita a due dei più rinomati, complessi, longevi, vini italiani.

Selezione genetica di cloni e biotipi di vite, in osservazione presso l’Azienda Agricola di Bellizzi, di proprietà della Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Portici:

UVE ROSSE

  • AGLIANICO e suoi biotipi: selezionati dall’Istituto Agrario di Avellino AV02 -AV05 -AV09 -Aglianico Amaro – Aglianicone -(anche l’aglianico del Vulture è un biotipo).
  • ALEATICO
  • BARBERA del Sannio
  • CASAVECCHIA
  • CASTAGNARA
  • JANESE o anche vujanese
  • OLIVELLA
  • PELLEGRELLO NERO
  • PIEDIROSSO
  • SABATO
  • SANGINELLA ROSSA
  • SCIASCINOSO
  • SOMMARELLO
  • SUPPEZZA
  • TINTORA DI TRAMONTI
  • UVA PER COLORE

UVE BIANCHE

  • ASPRINO BIANCO
  • BIANCOLELLA
  • CACAMOSCA
  • CAPRETTONE
  • CATALANESCA
  • CODA DI PECORA
  • CODA DI VOLPE
  • FALANGHINA
  • FIANO
  • FENILE
  • FORASTERA
  • GINESTRA
  • GRECO
  • PELLAGRELLO
  • PEPELLA
  • RIPOLO
  • SANGINELLA BIANCA
  • SANTA SOFIA

La provincia di Avellino può fregiarsi di riconoscimenti prestigiosi quali l’attribuzione della docg a ben tre perle dell’enologia Irpina: al Taurasi al Greco di Tufo e al Fiano di Avellino.
Una consacrazione recente per il Fiano e per il Greco di Tufo. Questi vini bianchi hanno un sapore iconfondibile, vengono prodotti in luoghi con caratteristiche geografiche uniche ed incontaminate. Le realtà aziendali esistenti sul territorio irpino si caratterizzano per la spiccata propensione a creare vini di alta qualità organolettica. Le aziende vitivinicole assecondano la vocazione di un territorio dominato per lo più dalla presenza di realtà di piccole dimensioni a conduzione familiare accanto a colossi di respiro nazionale ed internazioneale. Gli amanti del vino sanno di trovare in Irpinia prodotti di alta qualità, che esaltano i profumi ed i sapori varietali particolarmente pregevoli, vinificati senza l’uso di tecniche invasive, responsabili dell’appiattimento e dell’omologazione dei sapori.
Gli specialisti del settore non ha permesso l’introduzione dei vitigni internazionali, mirando, invece, alla valorizzazione dei vini locali e al recupero di vitigni locali minori.
Oggi la Campania dispone di venti vini DOC e tre DOCG ed a questi si aggiungeranno molto presto altri vini ricavati da vitigni autoctoni ben 42 selezionati dall’Università di Agraria Federico II di Portici.
Prendendo come guida la vecchia statale n°88 detta dei “Due Principati” in riferimento al Principato Citra ed al Principato Ultra, e partendo da Avellino e dal suo circondario, con la cerchia dei comuni di Montefredane, Lapio, Sorbo Serpico, Grottolella, Monteforte, Contrada, Cesinali ed altri, troviamo la zona di elezione per la produzione del FIANO di Avellino, vino DOC prodotto in purezza dal vitigno omonimo e conosciuto presso i latini con il nome Vitis Apiana, che deriva da ape, in quanto le api sono particolarmente attratte dalla soave dolcezza di quest’uva. Il fiano ha delle caratteristiche aromatiche precise ed inconfondibili, con profumi di nocciole tostate. E’ uno dei pochi vini bianchi italiani meritevoli di invecchiamento. Nelle varie aziende del posto, spesso piccole ed a conduzione familiare, si assaggia un vino bianco dai profumi forti e particolari e di gran corpo, straordinario per accompagnare antipasti raffinati a base di caviale, ostriche e frutti di mare pregiati, carpacci di pesce fresco, zuppe di pesce in bianco, il quale garantisce un’ alleanza di speciale eleganza con la mozzarella di bufala campana, e se invecchiato ottimo con formaggi caprini.
Molte aziende della zona aderiscono all’iniziativa Cantine Aperte, durante la quale i produttori aprono le loro cantine a visitatori e degustatori che possono valutare un vino ancora fresco e vivace di cantina abbinato alle varie pietanze tradizionali che gli stessi produttori scelgono.Piccole quantità di antiche varietà locali, come il Coda di Volpe, la Falanghina o il Greco, contribuiscono a dare un tocco personale quando sono vinificati in uvaggio.Tufo è un tipico paesino Irpino che ha dato il suo nome ad un altro strepitoso bianco meridionale DOC il Greco di Tufo. Quest’ultimo è fra i vini che nei secoli ha avuto vasta importanza, forse, è il più celebre. Il vitigno “ Greco di tufo” due millenni fa veniva coltivato dai Romani con il nome di Animea Gemella da (Columella). Le viti animee provenivano, con buona attendibilità, dalla Grecia e sono state celebrate da molti autori latini come Catone, Varrone,Virgilio ecc… L’area di produzione è caratterizzata da un andamento che a da 200 metri sul livello del mare del Monte Gloria nel Comune di Montefusco ed è influenzata climaticamente dal corso del fiume Sabato che la attraversa. Altri piccoli comuni fanno da corona per la produzione limitata e molto circoscritta di questo grande bianco: Altavilla Irpina, Prata di Principato Ultra, Santa Paolina, Petruro. Il greco di Tufo vinificato con uve coda di volpe (max 15%) ci regala uno tra i più tipici vini della tradizione enologica Campana.
Il colore giallo paglierino carico, talvolta dorato, si presenta fruttato con un preciso profumo di mandorla.
Il gusto è secco, caldo e ben strutturato. E’ indicato per accompagnare pasti a base di pesce anche elaborati o dal sapore deciso come il polpo, il baccalà, ottimo anche su antipasti a base di frutti di mare, sulle zuppe di cozze, sulle aragoste. Dal Greco di Tufo si produce anche un vino spumante dai toni olfattivi fruttati e dal contenuto fragrante.

Proseguendo nell’itinerario, appena pochi chilometri più avanti, dopo aver attraversato Venticano, il “Paese del Torrone” prodotto con le rinomate Nocciole locali, si arriva nel piccolo comune di Taurasi. Questo è il centro di produzione di uno dei maggiori rossi DOCG italiani. Il Taurasi, apprezzato fin dai tempi dei Greci, si produce in diciassete comuni della provincia di Avellino situati nella valle del Calore, aventi come epicentro la cittadina omonima:l’antica Taurasia, già nota ai tempi dell’impero romano per le “vigne opime”.
Questo straordinario vino è ottenuto dalle uve di uno dei vitigni più prestigiosi dell’enologia nazionale: l’Aglianico, l’antico Vitis Hellenica. E’ ammessa l’aggiunta di altri vitigni a bacca rossa non aromatici, fino ad un max del 15%. La vite è allevata a goyot o cordone speronato in vigniti specializzati, a sesti fitti, con una produzione massima di 80 q.li/ha. Il Taurasi viene commercializzato dopo almeno due anni di botte. E’ un rosso di gran classe, capace di reggere il confronto con i nostri più blasonati vini da arrosto. Ha grandi potenzialità che si esaltano dopo almeno tre/quattro anni di invecchiamento, ma regge bene anche 10, 20 e più anni. Il Taurasi ha un colore rosso rubino intenso tendente al granato che acquista riflessi arancione con l’invecchiamento, ha un odore caratteristico, etereo, gradevole, più o meno intenso, sapore asciutto, pieno armonico, robusto, equilibrato, con retrogusto persistente. Questo vino si accoppia perfettamente con arrosti, cacciagione, formaggi stagionati e primi piatti con il tartufo.
Gino Jaco