Il carciofo di Paestum

La piana di Paestum si distingue da sempre per la produzione su vaste aree di verdure e frutta di ottima qualità . Oltre alle tradizionali produzioni locali come il pomodoro, le zucchine, i finocchi e le varie insalate, oggi la produzione del carciofo ha assunto una rilevanza notevole.
Quest’ultimo è una pianta originaria dei paesi del Mediterraneo orientale e dell’Africa settentrionale.
Dai documenti statistici del Regno di Napoli nel XIX si evince la presenza di carciofi nella zona di Eboli e Capaccio. Le prime coltivazioni dovrebbero essere state impiantate da agricoltori nel Napoletano, proprio nelle zone adiacenti ai famosi Templi di Paestum. Una diffusione della coltura in senso economico si ebbe invece solo verso la fine degli anni ’20, in seguito alle opere di bonifica e di trasformazione.

Il PRODOTTO

Il carciofo di Paestum ha doti salutari e virtù terapeutiche dovute al suo contenuto salino e vitaminico: esso infatti contiene calcio, fosforo, ferro, sodio, potassio ed è quindi tonico, stimola il fegato, calma la tosse, contribuisce a purificare il sangue, fortifica il cuore, dissolve i calcoli e disintossica.
Per queste sue caratteristiche esso è molto apprezzato in cucina, dove viene utilizzato nella preparazione di svariate ricette e piatti locali.
La produzione nazionale si concentra prevalentemente al meridione ove esso trova l’ambiente ideale per crescere grazie alle caratteristiche morfologiche dei terreni. La locazione in una zona irrigua, pianeggiante e litorale rende di facile attuazione sia le tecniche di irrigazione che la meccanizzazione di alcune pratiche colturali.
Le pratiche agronomiche che riguardano questa coltivazione vanno dalla raccolta al diserbo, taglio estivo degli steli e le scardacciature. Si ha poi una forte concentrazione di questo prodotto nella Piana del Sele che si ritrova ad essere il luogo ideale per la sua coltivazione e produzione .

Il Carciofo di Paestum ha ottenuto  il marchio IGP (indicazione geografica protetta), che è un riconoscimento importante per il prodotto campano.

Fabio Capuano